“Time-out con il Coach” – Francesco Rossi
Nuovo appuntamento con la rubrica settimanale che va ad intervistare i responsabili dei settori giovanili più importanti del panorama nazionale italiano. Ringraziamo per la puntata odierna Francesco Rossi, Head-Coach del College Basketball Borgomanero. Ecco le risposte alle nostre domande:
- Qual è la sua visione sulla pallacanestro giovanile italiana in questo momento? C’è qualcosa in particolare che cambierebbe?
Vedo pochezza di idee, pochissima creatività nei club e negli allenatori, quasi tutti uniformati nel pensiero e nel modo di giocare.
L’uniformità di pensiero spegne la fantasia, l’identità e l’appartenenza (facciamo come tutti gli altri, nulla di intimo ci lega).
L’uniformità del gioco spegne la creatività dei giocatori, che è anche peggio. Questo ovviamente in generale, ci sono esempi di club e allenatori con identità forte e idee all’avanguardia, ma purtroppo sono casi rari.
Mi piacerebbe vedere gli allenatori discutere su idee radicalmente diverse per quanto riguarda i tempi e i metodi di insegnamento o su come aiutare i giocatori ad emergere. Quando partecipo ai clinic mi sembrano tutti uguali.
- Per quanto riguarda le nazionali giovanili, cosa ne pensa? C’è qualcosa che farebbe in modo diverso?
Le nazionali giovanili sono l’espressione dell’attività dei club, non degli allenatori delle nazionali stesse. Spesso ci sono polemiche sulle convocazioni o peggio sui risultati. Assurdo.
Modificherei il ruolo degli allenatori dando loro più importanza, responsabilità e compenso.
Gli allenatori delle nazionali dovrebbero girare l’Italia per vedere i tutti i giocatori e dare consigli agli colleghi dei club, ma non lo possono fare. Antonio Bocchino allena in serie B, Nocera è in Spagna, Mangone è Responsabile di un settore giovanile importantissimo. Capobianco ha mille responsabilità. Le persone sono di altissimo spessore, è il sistema che è da rivedere.
Monitoraggio e controllo mancano o sono tardivi e farraginosi, ma le persone e i tecnici giusti ci sono, dovremmo ripartire da lì.
- Un argomento molto discusso è il Minibasket, cosa ne pensa di quello che viene fatto e della metodologia attuale?
Per prima cosa per me non ci deve essere separazione tra i settori CIA, CNA, Minibasket, Settore giovanile. Il movimento deve essere unico e si chiama Pallacanestro, quindi non concepisco l’entità Minibasket.
Bisogna creare ambienti (club) aperti dove si gioca a basket, all’aperto e al chiuso, ad ogni età e possibilmente molto più di due volte a settimana. Quello che manca ai giovani giocatori è l’esperienza e nessun metodo di insegnamento la può sostituire. Divertimento ed entusiasmo. Nelle palestre dove ci sono i bambini vedo file e spiegazioni, questo non aiuta, non c’è nulla da spiegare, bisogna giocare, è bellissimo.
- Quali sono le caratteristiche principali e la filosofia del suo club?
Un ambiente di crescita deve essere sereno e accogliente, la nostra prima preoccupazione e che tutti si divertano a giocare a pallacanestro.
Esigiamo educazione e rispetto per le persone e per le strutture, ma tutti vengono accolti col sorriso.
Cerchiamo di aiutare tutti i ragazzi e le ragazze, ad ogni livello, ad esprimere il meglio di loro stessi.
Tecnicamente favoriamo la comprensione del gioco e l’autonomia delle scelte alla sfrenata intensità (questa arriva con il tempo e con i muscoli).
Vediamo i fondamentali come soluzione ai problemi che pone il campo e l’allenamento tecnico il più individualizzato possibile.
- In serie A e A2 non sono molti i giovani che trovano spazio, perché? Non c’è fiducia o non sono preparati ?
I giovani veramente bravi non sono tanti, dovrebbero essere molti di più. Da bambini giocano poco (abbiamo campionati che iniziano a gennaio), da adolescenti giocano da bambini (1c1 con la palla e poco altro), così a 18 anni quelli pronti a giocare ad alto livello sono davvero troppo pochi. Aggiungiamo che i club tendono a cambiare gli allenatori piuttosto spesso, quindi non ci può nemmeno essere programmazione dai 18 ai 22 anni per completarne lo sviluppo.
Fortunatamente qualche esempio virtuoso c’è anche in questo caso, Cremona sta lanciando Spagnolo e Gallo, Varese sembra che dia fiducia a Virginio e Librizzi, Trento dà spazio a Ladurner, Okeke si sta affermando in A2 a Casale. Stella Azzurra ha il coraggio di lanciarli in A2 anche a discapito dei risultati.
Mi piacerebbe sentir parlare i direttori sportivi, gli allenatori e i procuratori di nuovo di Guardie, Ali e Lunghi, non di senior o under.
- C’è un qualche pensiero o idea che avrebbe voglia di condividere?
Sì. Penso che ogni allenatore debba avere a cuore più la vita dei propri giocatori che i propri successi e che nei rapporti umani ci sia la chiave del miglioramento personale di ognuno.
Credo che pensare fuori dagli schemi sia una grande qualità, come avere delle idee, ma poi non bisogna diventarne schiavi.
Grazie ancora a Coach Rossi al quale ItalHoop augura un buon proseguimento di stagione.