La cultura degli highlights uccide la cultura del basketball
Tra i giovani prospetti sportivi americani sta dilagando una mania (che come solitamente succede prima o poi arriverà anche in Italia): pagare siti come BallIsLife oppure Hoopmixtape per fare dei mixtape di highlights che sono diventati veri e propri “books” per promuovere un giocatore.
Postati su Youtube o sui social network hanno completamente cambiato l’immagine di un giovane e c’è da credere che il “mixtape” abbia sostituito il rilevamento e lo scouting. Ma saper giocare a pallacanestro, per non uscire dal nostro seminato, è un’altra cosa.
I giocatori della NBA seguono l’evoluzione del costume, e hanno trovato qualcosa da ridire in proposito. Tutto è iniziato con un tweet di Kyle Kuzma 15 giorni fa: “La cultura degli highlights ha assolutamente ucciso il basket. Non ci sono più sfumature… ”
Austin Rivers ha poi denunciato, in una sequenza pubblicata su TikTok , questa cultura dell’highlight che esalta i giocatori più spettacolari a scapito dei migliori: “Quando giocavo al liceo, avevi diritto a un mixtape solo se eri un top player. A quel tempo dovevi lavorare. E lavorare regolarmente. Dovevi farti un nome per ottenere un mixtape ed è stato un onore avere un mixtape di BallIsLife. È stato un onore avere un Hoopmixtape. Ma non stavamo giocando per ottenerne uno, e non ho iniziato un gioco per essere su Hoopmixtape. Ho iniziato una partita per vincere ed essere me stesso, e Hoopmixtape e gli altri erano lì per seguirmi. Non ho chiesto a Hoopmixtape di seguirmi. Non ho pagato un dollaro a Hoopmixtape. Non ho pagato un dollaro a BallIsLife. Mi hanno seguito solo perché ero un top player. Hanno seguito Bradley Beal perché era un top player. Era così.“
“Il panorama è cambiato ora”, ha continuato Austin Rivers. “I genitori pagano queste persone (BallIsLife, Hoopmixtape…) per venire alle partite. Tutti hanno un mixtape, tutti fissano la telecamera e sbattono la testa mentre schiacciano qualcuno. È un susseguirsi di momenti salienti (la traduzione letterale di highlights, ndr) uno dietro l’altro, e ora i ragazzi guardano solo quello. Non guardano al vero basket e alla purezza del gioco.”
Austin Rivers va a fare esempi di queste azioni, decisive, ma che non avranno mai gli onori dei social. “C’è l’”hockey assist”, che consiste nel fare il passaggio, in modo che il compagno faccia un passaggio decisivo. È anche tuffarsi in campo, parlare in difesa, difendere in qualsiasi situazione di gioco… Fare buoni tiri, rendere il gioco facile, essere efficiente con la palla, segnare dopo uno o due dribbling anziché 15 dribbling. … La cultura dei momenti salienti ha assolutamente ucciso il basket! “
Parole condivise da Nicolas Batum e Victor Wembanyama, che hanno condiviso e rilanciato il video di Austin Rivers.