ITALHOOP intervista Federico Zampini
L’intervista integrale a Federico Zampini, fresco vincitore da protagonista dello Scudetto Under 20 Eccellenza.
Scuola e PMS Moncalieri. PMS Moncalieri e scuola. È il ritornello di questo periodo della vita del diciassettenne Federico Zampini, giovane in rampa di lancio dopo la vittoria dello Scudetto Under 20 Eccellenza ed il conseguente inserimento nel miglior quintetto della manifestazione.
Cosa significa per te Perugia Basket, squadra nella quale hai mosso i primi passi? Quali sono le persone che ti hanno aiutato maggiormente nella crescita nel capoluogo umbro?
“Perugia Basket è stata la mia prima casa ed una rampa di lancio nella quale ho potuto apprendere i fondamentali del gioco. Tra le persone che mi hanno aiutato di più c’è sicuramente mio papà, che è un ex giocatore, dato che senza di lui non avrei nemmeno iniziato a giocare. Devo ringraziare anche mia madre e tutti i miei familiari. Oltre a loro aggiungo due importanti allenatori: Numa Tondini, papà di un mio amico, con il quale abbiamo raggiunto le Finali Nazionale Under 14 a Bormio e Luca Monacelli, coach che mi ha fatto giocare molto anche con i ragazzi più grandi”.
Com’è stato il passaggio da Perugia a Torino, sponda PMS? Una squadra importante a cui approdare, ma a quasi 600 chilometri di distanza: come hai vissuto i primi periodi da quindicenne indipendente?
“Tutto è iniziato quando la PMS mi vide giocare ad un torneo a Fano, in preparazione al Trofeo delle Regioni. Successivamente mi chiesero di poter partecipare in prestito con loro ad un altro torneo, fino a rivedermi all’Interzona a Livorno, ognuno con le proprie squadre ma in gironi differenti. La stessa estate mi chiesero se volessi trasferirmi a Torino: io inizialmente non ero molto propenso, ma parlarne con Guglielmo Caruso mi ha fatto cambiare idea. Con lui avevo stabilito fin da subito un bel rapporto e adesso è praticamente un fratello: andiamo a scuola insieme e siamo compagni di stanza da tre anni! Lui è stato quello che mi ha aiutato di più, soprattutto nei primi periodi di adattamento”.
Hai qualche aneddoto da raccontarci riguardo le prime difficoltà nel vivere da solo?
“A casa ero sempre stato servito e riverito, grazie a mia mamma. Quando mi sono ritrovato da solo non sapevo fare la lavatrice, la lavastoviglie… anzi, praticamente non sapevo fare niente! Poi mia mamma mi ha aiutato grazie ad alcuni tutorial telefonici sugli elettrodomestici (ride, ndr)”.
Dopo le presenze in Serie B della scorsa stagione, anche quest’anno sei stato convocato da coach Pansa per giocare in prima squadra (4 punti all’Enic Firenze la miglior prestazione): che sensazioni avuto?
“L’anno scorso ho avuto più spazio perché, essendosi infortunato Tommaso Baldasso a metà anno, ho dovuto ricoprire il suo ruolo avendo anche buoni minutaggi con discrete prestazioni, sebbene la squadra fosse molto diversa da quella di quest’anno e avesse obiettivi differenti. In questa stagione ho fatto parte dei 3-4 ragazzi che si allenavano regolarmente con la prima squadra, ma non potevano andare in panchina (la panchina per la Serie B è di massimo 10 giocatori, ndr). Ho disputato 3 partite e mi sono trovato benissimo con i compagni di squadra: la maggior parte di essi sono persone che conosco da quasi due anni”.
Sei da qualche anno nel giro delle Nazionali Giovanili: quali sono i tuoi coetanei che più ti hanno sorpreso per la loro bravura?
“Senza ombra di dubbio Guglielmo Caruso e Alessandro Pajola, che comunque hanno disputato anche l’Europeo Under 18 dello scorso dicembre, nonostante fossero un anno più piccoli. Ho anche giocato spesso contro Pajola ed è un ottimo rivale con cui confrontarsi. A loro aggiungo Michele Serpilli e Federico Bonacini“.
Quali sono gli aspetti su cui ti concentri durante una partita? Dove invece devi migliorare maggiormente per avere impatto anche contro i senior?
“Giocando come playmaker cerco sempre di dare fiducia alla squadra. Mi impegno a far sì che tutto possa girare nel migliore dei modi, ma in realtà non saprei individuare dei punti precisi in cui il mio gioco eccelle! Per migliorarmi, invece, avrei bisogno di fare più esperienza tra i grandi: in questa stagione mi ha aiutato molto allenarmi con Daniele Merletto, sebbene sia anche lui piuttosto giovane ha giocato molto ed è uno dei migliori playmaker dell’intera Serie B. Oltre a lui mi è stato di aiuto anche Leone Gioria, che mi ha dispensato consigli in tanti momenti, sia in allenamento che in partita”.
Gli addetti ai lavori annotano la rapidità dei piedi e la meccanica di tiro come tuoi punti di forza. Come hai lavorato su questi fondamentali?
“Devo tantissimo a coach Vincenzo Di Meglio, che mi ha aiutato a migliorare grazie al lavoro individuale (2-3 volte a settimana). Sulla meccanica di tiro stiamo ancora lavorando, per perfezionare alcuni dettagli. Mi alleno molto anche con Jacopo Squarcina, assistente allenatore della Serie B, grazie al quale ho reso migliore il mio ball handling”.
Capitolo Scudetto: raccontaci le emozioni delle Finali Nazionali. Ti aspettavi di essere tanto decisivo da essere inserito nel quintetto ideale della manifestazione?
“Nessuno di noi prima di partire per Roseto aveva mai pensato di poter arrivare fino in fondo. Inizialmente ci siamo dati degli obiettivi, in primis superare il girone, che era composto da grandi squadre come Reyer Venezia, Virtus Bologna e San Paolo Ostiense. Successivamente la nostra più grande paura sono stati i Quarti di Finale, non tanto perché affrontavamo la Tiber Roma, quanto perché mai nessuna squadra della PMS Moncalieri era riuscita a superare quello step negli ultimi 40 anni. Arrivati in Semifinale abbiamo trovato la Stella Azzurra Roma, forse tra le migliori squadre del torneo, ma alla fine una cosa ci ha distinto dalle altre partecipanti: noi eravamo una vera e propria squadra, ognuno con il proprio ruolo e con le proprie responsabilità. Onestamente non mi aspettavo di essere inserito nel miglior quintetto, è stata una sorpresa anche perché credo che la maggior parte del merito vada ai miei compagni che sono riusciti a valorizzarmi”.
Durante le Finali Nazionali Under 20 il tuo slogan è stato “non succede, ma se succede…”: da dove è nato?
“È partito tra compagni già dall’Interzona di Napoli. Mentre fissavamo giorno per giorno i nostri obiettivi ci abbiamo messo anche dell’ironia, prendendola sul ridere. Abbiamo costruito questo slogan perché sapevamo di non essere ai livelli di talento di altre corazzate come la Virtus Bologna e la Reyer Venezia, ma eravamo consci che insieme avremmo potuto superare i momenti di difficoltà”.
Cosa ti auguri per il futuro e cosa vorresti dal prossimo anno?
“Per il prossimo anno non so bene cosa accadrà, ma spero di trovare una squadra come la PMS Moncalieri dove giocare minuti importanti tra i senior. Mentre per il futuro voglio migliorare sempre di più a livello individuale ed arrivare il più lontano possibile”.
Adesso le ultime domande, un po’ più frivole: Moretti e Di Bonaventura sono due rapper emergenti che consiglieresti?
“La canzone Contrario è nata in una serata in cui eravamo in foresteria e non sapevamo cosa fare. Adriano Moretti e Giorgio Di Bonaventura hanno iniziato ad attaccarsi con battute rap ed è nata questa idea della musica. Unendo queste battle l’hanno costruita, hanno cercato una base e l’hanno registrata in uno studio, per poi condividerla su YouTube. Adesso aspettano che aumentino le views per essere contattati da una casa discografica (ride, ndr)”.
A breve farai 18 anni, come li festeggerai?
“Sarà una festa con un pranzo familiare e poi magari una serata con gli amici. La festa serale sarà più o meno sobria a seconda del risultato delle Finali Nazionali Under 18 Eccellenza!”.
© photo: Mimmo e Andrea Cusano