ITALHOOP intervista Davide Meluzzi
Davide Meluzzi, classe ‘98, è uno tra i migliori Under del campionato di Serie B.
Terzo miglior realizzatore (con 13 partite in doppia cifra su 16) e playmaker titolare di una NTS Informatica Rimini tranquillamente in zona playoff del Girone D della Serie B, nonostante tutti i dubbi sulla consistenza della squadra ad inizio anno.
Stiamo parlando dello splendido girone di andata di Davide Meluzzi, diciottenne cestista della squadra e della città in cui è nato e cresciuto. Nonostante i problemi di una linea telefonica che a Rimini “non va tanto bene” – come ci racconta Meluzzi e come effettivamente ci sentiamo di confermare -, abbiamo raccolto un’intervista approfondita con il diretto interessato per provare a sviscerare il suo gioco, quello della sua squadra ed alcune curiosità che gli gravitano attorno.
Una stagione individualmente esaltante, sei stato anche eletto nel miglior quintetto degli under di ITALHOOP sia a novembre che a dicembre. Secondo te a cosa è dovuta questa tua ‘esplosione’?
Il mio ruolo all’interno della squadra da quest’anno è partire in quintetto base ed essere il playmaker titolare, quindi per questo motivo mi devo assumere tante responsabilità e anche per questo le statistiche sono lievitate. Già me l’avevano detto questa estate che sarei stato promosso nello starting five, dunque dovevo farmi trovare pronto. Sin dalla prima partita di campionato sia la società che l’allenatore mi hanno dato tanta fiducia e tanti minuti a disposizione e fortunatamente li ho saputi sfruttare al meglio.
Il tuo modo di giocare non prevede di toccare necessariamente spesso la palla, riesci ad accenderti anche uscendo dai blocchi o ricevendo dagli scarichi. Che ruolo preferisci in campo a livello tattico?
Preferisco giocare playmaker. Comunque sia nella mia squadra siamo tanti esterni, quindi se altri si ritrovano a portare la palla io posso giocare anche da guardia, non lo vedo personalmente come un problema.
Come descriveresti il gioco tattico di coach Andrea Maghelli ad oggi? Quale potrebbe essere lo stile di gioco più consono alle tue caratteristiche?
Lo stile di gioco che il coach vuole imprimere a Rimini è basato molto sull’età anagrafica del nostro roster, ovvero molto bassa. Vuole sfruttare l’atletismo, il fiato, cioè le caratteristiche che sono consone a giocatori più giovani, dunque tatticamente facciamo giochi non troppo cervellotici. Fortunatamente io mi trovo molto bene in questo sistema di gioco.
In un girone difficile per ragioni geografiche (Rimini è nel girone D con squadre delle Marche, Abruzzo, Puglia…) siete comunque in zona playoff al termine del girone di andata e grazie ad una tua bella prestazione avete battuto anche Matera. Sei soddisfatto della squadra e della classifica?
Sicuramente la mia impressione al momento è positiva. All’inizio dell’anno, essendo una squadra costruita sui giovani, giravano già le prime voci sul fatto che sarebbe stata un’annata difficilissima, che dovevamo essere pronti per retrocedere e al massimo avremmo vinto 2-3 partite. Invece adesso siamo ottavi, con un bel distacco dalla nona. Penso che nonostante ci abbiano messo in un girone complesso (per andare a Monteroni abbiamo impiegato quasi 10 ore) riusciamo ad essere competitivi con tutti ed abbiamo perso contro squadre più avanti in classifica solo nel finale: per cui ci riteniamo soddisfatti.
Per quanto riguarda il tuo gioco quali sono le parti che vorresti sviluppare maggiormente?
Io penso che ci siano delle cose che un giocatore da quando ha 15 anni sino ai 30 deve continuare a migliorare sempre, come il tiro, il palleggio, i fondamentali principali. Per quanto mi riguarda devo sviluppare maggiormente tutta la parte difensiva.
Hai un fisico e una muscolatura già possente, quali sono i prossimi passi che intendi fare? Vuoi anche migliorare il tuo lavoro di piedi?
Sono un po’ pesante, per cui devo migliorare lo scatto, il primo passo e la velocità. A livello muscolare ci lavoro da diversi anni con Rimini e i suoi preparatori, per cui da questo punto di vista mi sento pronto per giocare contro gente più grande e più grossa. Poi quando parliamo di footwork ci si riferisce sia all’attacco e alla difesa, quindi il lavoro di piedi devo svilupparlo maggiormente sui due lati del campo.
A chi ti ispiri come giocatore? Senza voler dire fesserie come gioco ricordi parzialmente Jameer Nelson.
Ti dico la verità, non ho un idolo o un giocatore che seguo con particolarità, vedo tanti giocatori da cui provo a prender spunto. Diciamo che il mio gioco rispecchia molto quello di Nelson, a livello di velocità e per la rumba che mette in campo (ride, ndr).
Qual è invece il tuo pensiero riguardo alla querelle sugli stranieri in A, A2 e in C, rispetto ad una B interamente per gli italiani?
Onestamente non vedere gli stranieri in B e vederli in C mi sembra una cosa un po’ ridicola, ma rimango dell’idea che in serie A ce ne siano comunque troppi. Io penso che le squadre italiane dovrebbero perdere qualche partita in più in Europa ma valorizzare gli italiani che escono dai settori giovanili.
Cosa significa Rimini per te, visto che sei nato e cresciuto qui?
Ho iniziato quando ero all’asilo e fino ad oggi sono sempre rimasto in città, quando ero alle elementari andavo con i miei nonni a vedere Rimini in A2. Poi ho fatto l’esordio con la prima squadra due anni fa e adesso la situazione è ribaltata, perché sono i miei nonni che vengono a vedere me: è stata una sensazione incredibile.
Al momento hai già interessamenti da squadre di Serie A2, quali sono i tuoi obiettivi e aspettative per l’anno prossimo?
Gli obiettivi per il futuro sono sempre gli stessi, anche a costo di sembrare ripetitivo, ovvero giocare al più alto livello possibile. Voglio soprattutto poter giocare e non stare in squadre di alto livello ma vedere le gare dalla panchina.
Infine quest’anno avrai la maturità, i risultati vanno bene sui banchi come sul parquet?
Ti dico la verità, adesso vado in una scuola privata e quindi lo studio è preso un po’ più alla larga (ride, ndr), quindi ce la posso fare.
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