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FOCUS su Matteo Laganà

Da Reggio Calabria a Milano, Matteo Laganà sta vivendo la sua prima stagione in Serie B con la maglia dell’Urania.

Il passaggio dal caldo di Reggio Calabria alle temperature decisamente più pungenti di Milano non sembra aver influito sul gioco di Matteo Laganà, passato in estate dalla sua Lu.Ma.Ka. all’Olimpia Milano, per disputare il campionato Under 18 Eccellenza con l’Armani Junior e quello di Serie B in maglia Urania.

17 anni compiuti il 10 gennaio, Laganà può già vantare un bagaglio di esperienze non indifferente: il nativo di Melito Di Porto Salvo ha infatti disputato due Europei giovanili Under 16 in maglia Azzurra ed è stato selezionato, lo scorso anno, per il Jordan Brand Classic, camp che ha visto protagonisti alcuni tra i migliori prospetti europei dell’annata 2000.

 

Non solo giovanili, però: quella 2015-16 è stata anche la prima stagione in cui il più piccolo dei fratelli Laganà ha preso parte ad un campionato senior. In maglia Val Gallico, sotto la sapiente guida di coach Gaetano Gebbia, Laganà ha ben figurato nella serie C Silver calabrese, tanto da esserne eletto miglior under.

 

Matteo ha iniziato in punta di piedi la seconda stagione tra i grandi, adattandosi gradualmente all’interno dello scacchiere tattico dell’Urania. Queste le sue medie dopo 22 turni disputati:

[tabella]
GP,MIN,PTS,2P,3P,FT,REB,AST,STL,TO
18,22,4.3,34%,23%,100%,3,1.7,0.9,1.4
[/tabella]

 

ATTACCO

I compiti di Laganà sono piuttosto circoscritti, ma al tempo stesso determinanti per il ritmo offensivo dei suoi. Il classe 2000 agisce da ball handler principale, con l’obiettivo di superare in palleggio la metà campo e entrare nei giochi, utilizzando un pick&roll centrale o un passaggio ad un compagno in uscita dai blocchi. Rari i casi in cui occupa lo spot di guardia: accade solamente quando in campo c’è Simone Ferrarese o se Lorenzo Bartoli decide di mettersi in proprio.

 

Sicurezza nel palleggio, testa sempre alta e timing nei passaggi sono caratteristiche fondamentali per occupare lo spot di point guard. Laganà le abbina ad una discreta faccia tosta, che gli permette di non andar sotto contro avversari decisamente più navigati.

Qui lo vediamo superare la metà campo sulla pressione avversaria ed entrare nei giochi: dopo aver sfruttato un pick&roll centrale o per servire un compagno in uscita dai blocchi, Laganà esce dalle potenziali situazioni di criticità con passaggi sia ad una mano che sopra la testa.

 

In una pallacanestro sempre più veloce e con soli 24 secondi a disposizione per un’azione offensiva, Matteo possiede l’importante capacità di gravitare sempre nei pressi della palla nelle situazioni di rimbalzo difensivo, dando un bersaglio semplice ed immediato ai propri lunghi.

 

I punti in contropiede fanno più che mai la differenza nella pallacanestro odierna. Detto della bravura di Laganà nel ricevere immediatamente l’apertura dai compagni, è da rimarcare la sua capacità di alzare immediatamente lo sguardo in cerca di un compagno libero.

Nelle seguenti cinque situazioni possiamo vederlo all’opera, con passaggi tutto campo che dimostrano anche un certo coraggio. Nell’ultima delle cinque azioni, Matteo sfrutta il proprio palleggio in campo aperto, obbligando un avversario all’aiuto e servendo il compagno smarcato per un fallo subito.

 

Laganà si dimostra in grado di generare un vantaggio attaccando in palleggio il lungo avversario sul cambio difensivo dopo un pick&roll, o di mantenerlo in situazioni di superiorità numerica. Anche il timing del passaggio risulta efficace, così come il controllo del proprio corpo.

 

Non sempre, però, le scelte offensive di Laganà si rivelano le migliori. In queste tre situazioni, pressoché identiche, lo vediamo forzare la conclusione da 3 punti contro il lungo, con ancora diversi secondi da giocare prima dello scadere dei 24”.

 

Come visto in precedenza, Matteo è in grado di attaccare i lunghi avversari dal palleggio, situazione nella quale può anche subire fallo andando in lunetta (converte i liberi con il 100% in stagione, anche se ne ha tirati appena 6).

Il passaggio al lungo per punire il mismatch è, invece, una soluzione che dovrebbe essere maggiormente esplorata nel suo gioco, anche se a volte il talento offensivo basta e avanza

 

Nei 22 minuti di utilizzo medio, Laganà prende conclusioni principalmente dalla lunga distanza (1.7 tiri da due e 4.1 tiri da tre a gara), convertendole con il 23%. Cifra che risente sia dell’elevato numero di conclusioni, sia di alcune forzature come le precedenti.

Lo si vede raramente penetrare fino al ferro, sia per una richiesta specifica da parte del coaching staff sia per una parte superiore del corpo ancora da formare e che non gli permette di assorbire al meglio i contatti.

Matteo si rivela però un buon tiratore da spot up, anche se contrastato dal difensore avversario:

 

Proprio questa caratteristica potrebbe essere maggiormente cavalcata, attraverso un accurato lavoro senza palla. Ad oggi Laganà è poco pericoloso off ball: dopo essersi liberato del pallone si posiziona infatti in uno dei due angoli e si limita a muoversi sul perimetro.

La poca pericolosità è data anche da una cattiva posizione del corpo, che in determinate occasioni non gli permette di aggredire il canestro (per una penetrazione o per un tiro).

 

 

DIFESA

Sgombrando il campo immediatamente dai dubbi, appare chiaro come la metà campo difensiva possa essere quella con maggiori difficoltà per un giocatore così giovane.

 

Il principale problema risulta essere il passare sui blocchi. Laganà rimane spesso incastrato sul corpo del lungo avversario, generando situazioni di svantaggio per la propria difesa. Tecnica difensiva da affinare, un corpo ancora poco maturo e poca malizia (unite ad una cattiva comunicazione di squadra, come vedremo successivamente) fanno sì che situazioni del genere si verifichino diverse volte nell’arco di una gara.

 

Anche a rimbalzo difensivo il lavoro di Laganà non è ottimale. Frequentemente i suoi occhi seguono la traiettoria del pallone, permettendo agli attaccanti avversari di guadagnare una posizione favorevole a rimbalzo.

Nella seconda situazione Laganà ne esce vincitore grazie alla lunghezza delle proprie braccia, caratteristica che potrebbe sfruttare maggiormente se abbinata ad un lavoro corretto in tagliafuori.

 

Cattiva comunicazione, dicevamo. Sia in situazione di rimessa dal fondo che nello sviluppo del gioco avversario, l’intera Urania Milano potrebbe lavorare in modo migliore…

 

Buona la pressione difensiva che Matteo porta sul palleggiatore avversario, specialmente nella difesa a metà campo (quasi mai l’Urania allunga la propria difesa sui 28 metri).

Una sufficiente rapidità di piedi ed il lavoro combinato tra braccia e mani costringono l’attacco avversario ad iniziare l’azione offensiva molto distante dal canestro, con un passaggio di ingresso non ottimale.

 

Laganà, come detto in precedenza, possiede delle braccia molto lunghe che gli consentono di oscurare alcune linee di passaggio. Questa caratteristica lo porta anche ad essere impiegato nella linea superiore della difesa a zona (nei rari casi in cui l’Urania Milano opta per questa soluzione tattica).

In questa situazione lo vediamo ostacolare un passaggio all’interno dell’area dei 3 secondi, facendo perdere un tempo di gioco all’attacco avversario e obbligandolo ad un passaggio maggiormente distante dall’area.

 

Interessante, infine, l’attività di Laganà sul lato debole. Piace l’attenzione che il ragazzo dedica a questo aspetto del gioco, mantenendo gli occhi sempre vivi sia sul pallone che sul diretto avversario ed occupando una posizione corretta all’interno del campo.

 

 

© photo: Steve Photos