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FOCUS su Gabriele Stefanini

Una panoramica su Gabriele Stefanini, cardine di Bergen Catholic negli ultimi due anni e pronto al salto in NCAA con Columbia nella prossima stagione.

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Completo, tenace, maturo: gli aggettivi si sprecano per descrivere lo stile di gioco di Gabriele Stefanini ma, dovendo restringere il campo, questi tre sono quelli che meglio lo rappresentano. Combo guard di 193 cm d’altezza, Gabe – non ancora diciottenne – è stato un elemento imprescindibile per Bergen Catholic sin dal suo arrivo a fine estate 2015.

LA SUA STAGIONE – Punto di riferimento per i Crusaders insieme a Taj Benning, Stefanini ha disputato una stagione da senior a oltre 17 punti di media, guidando i suoi in diverse voci statistiche: punti, rimbalzi offensivi, assist, recuperi ed efficienza al tiro, sia che si trattasse di tiri dal campo, da tre o ai liberi. Nei due anni passati a Oradell, il giovane bolognese ha messo insieme percentuali altissime: 56% dal campo, 46% da tre e 90% ai liberi.

Bergen Catholic ha chiuso il proprio 2017 con un bilancio di 22 vittorie e 7 sconfitte in una stagione segnata, nel bene e nel male, dai tanti confronti coi rivali storici di Don Bosco Prep (30-2), formazione top della Tri-State Area. Nel primo incontro, i Crusaders sono riusciti per la prima volta in undici anni a espugnare il campo degli Ironmen (67-62 con un 2/2 ai liberi decisivo di Stefanini nel finale). Nel secondo match, Don Bosco ha avuto subito la sua prima rivincita passando a sua volta sul campo di Bergen Catholic (66-61).

Le due squadre si sono poi incrociate nella finale del Bergen County Jamboree, vinta da Don Bosco per 53-52 grazie a un 1/2 ai liberi di Marcellus Earlington a 6.1 secondi dal termine.

Stefanini in azione contro Don Bosco (photo: Angel Chevrestt | News 12 Varsity)

Meno di due settimane dopo, altra finale – quella della Non-Public A North – e altra vittoria degli Ironmen al fotofinish (60-59) grazie a un libero segnato a 3.2 secondi dal termine. Proprio questa gara ha rappresentato il canto del cigno di Gabe con la maglia dei Crusaders: mattatore dell’incontro con 27 punti (4/6 da due, 5/10 da tre, 4/4 ai liberi), ha tenuto vive le speranze dei suoi segnando 7 punti nell’ultimo minuto di gioco, tra cui il canestro del 59 pari a 19″ dalla fine. Un finale in crescendo interrotto, suo malgrado, da un fallo (piuttosto controverso) fischiatogli contro nell’azione successiva che ha permesso a Matthew Herasme di andare in lunetta e infilare il punto decisivo.

Nei quattro incontri di questa rivalry, Stefanini è stato il miglior marcatore dei suoi per tre volte, mettendo a segno un totale di 82 punti.

CECCHINO – Il tiro da tre è una delle risorse che spicca maggiormente nel suo vasto repertorio. Oltre alla tecnica – fluida, compatta, discretamente rapida – e alla costanza di rendimento, ciò che colpisce è l’abilità con cui sa segnare da tutte le mattonelle che circondano l’arco. L’efficacia con la quale sa scoccare triple in catch and shoot da entrambi gli angoli – in uscita dai blocchi o appostato sugli scarichi – ne fa una minaccia altissima per le difese avversarie.

 

Le triple create dal palleggio sono piuttosto rare, più che altro per una questione di ricerca costante – per sé e per i suoi compagni – di soluzioni il più possibile ragionate. In caso di necessità, però, non si fa pregare e difficilmente delude.

 

IN PENETRAZIONE – Disponendo di un’elevazione nella media (con l’area sgombra può concludere in schiacciata ma in traffico opta sempre per il layup) e una velocità discreta ma non travolgente (le accelerazioni migliori avvengono ovviamente in campo aperto), le armi che Stefanini usa per attaccare il canestro sono altre: un primo passo solitamente sufficiente, l’uso del cambio di mano per farsi largo ed eludere i tentativi d’intercetto (quella del palleggio dietro la schiena è un’abitudine così sviluppata da essere ormai una sorta di signature move), grande equilibrio, capacità di attirare il contatto e di concludere nonostante esso. L’essere perfettamente ambidestro in tutti gli aspetti del gioco stronca ogni tentativo avversario di mandarlo su un lato presuntamente sfavorevole per limitarne l’efficacia. Già in grado di cambiare passo, è facile immaginarlo acquisire una vera e propria deceptive speed in futuro se dovesse porre ancor di più l’accento su questa capacità.

 

Quando la strada per il canestro è sbarrata, sa adattarsi alla situazione facendo ottimo uso del piede perno per un turnaround jumper oppure scegliendo un più classico arresto e tiro. In entrambi i casi, risulta molto efficace e difficile da contestare.

 

DIRETTORE D’ORCHESTRA – La transizione verso il ruolo di playmaker ha dato i suoi frutti durante l’ultima stagione. Come ball handler principale, la sua leadership è risaltata in maniera lampante grazie al suo carattere, una certa abilità nelle letture e un trattamento del pallone saldo, fatto di poche forzature. Il tutto però andrà rivalutato nuovamente quando si misurerà su un piano superiore, visto che i ritmi delle partite da lui giocate negli ultimi due anni erano svincolati dal cronometro dell’azione, assente nelle high school del New Jersey. In grado di smazzare assist con continuità e con una discreta varietà di soluzioni, sfrutta le proprie abilità nel penetrare non solo per costruire un tiro per sé ma anche uno per i compagni che, ad esempio, sa individuare sulla linea dei tre punti o in prossimità del canestro, punendo raddoppi e distrazioni degli avversari.

 

Insieme al già citato Benning, Stefanini ha donato alla Bergen Catholic di quest’anno una distinta inclinazione per il contropiede, situazione nella quale si sente molto a suo agio grazie alla capacità di lanciarsi in corsa senza andare fuori giri. Non meno importanti, una bella dose di creatività, una buona court vision e l’abilità nell’aprire rapidamente la transizione con degli outlet pass lunghi e precisi.

 

PICK AND ROLL – Pur lungi dall’essere perfetto, con un giocatore così completo, le pecche vere e proprie sono ridotte ai minimi termini nella metà campo offensiva. In quanto a scelte, si è potuta notare qualche sbavatura nei pick and roll (clip 1), in particolare nell’affrontare i raddoppi. A onor del vero, non sembrano errori particolarmente reiterati e ci sono diversi esempi di buone letture (anche in presenza di raddoppio) a fare da contraltare (clip 2).

 

RIMBALZI – Giocatore che non si risparmia mai, questa sua caratteristica è testimoniata anche da un contributo costante sotto i tabelloni. Diverse le partite chiuse in doppia-doppia grazie a ottimi riflessi e capacità di sfruttare i mancati tagliafuori avversari.

 

L’ALTRA METÀ CAMPO – In difesa garantisce un apporto prezioso mostrando, per esempio, alcune iniziative degne di nota quando si tratta di contenere transizioni e contropiedi. Si è rivelato capace di difendere su buona parte degli avversari presentatisi contro, mostrando un buon lavoro nel chiudere l’uomo nell’angolo – in ogni caso, più in generale, sembra che ci sia ancora del lavoro da fare in termini di velocità e riflessi nei close-out. Può fornire pressione sul pallone così come essere un fattore lontano da esso: in ogni caso, il suo agire porta a un numero considerevole di recuperi (clip 1). D’altro canto, però, la sua capacità d’aggirare i blocchi è stata rivedibile in diversi casi (clip 2).

 

MISMATCH – Un tipo di situazione in cui può essere messo in difficoltà è quando viene assegnato su un avversario più piccolo e rapido. In un incontro di metà stagione contro St. Anthony, se l’era dovuta vedere con R.J. Cole (playmaker di 185 cm per 77 kg, 21.4 punti di media e prospetto 3-stelle per ESPN), avversario ostico da contenere per cambi di marcia, rapidità di passo e velocità d’esecuzione.

 

Più in là nella stagione, nella semifinale del Jamboree, ha poi affrontato Ja’Quaye James (junior, 173 cm) e Leondre Washington (senior, 183 cm) di Teaneck, backcourt duo temibilissimo da oltre 45 punti di media. Stefanini è stato impiegato su entrambi: difesa senza sbavature sul secondo, mentre con James – giocatore sgusciante, dal jumper non ortodosso ma molto efficace – ha trovato difficoltà quasi solo durante la parte iniziale della gara (clip 1) per poi prendergli le misure e contenerlo puntualmente nel resto del match (clip 2).

 

Di segno completamente opposto il mismatch nato dal confronto con Marcellus Earlington (196 cm per 116 kg), junior di Don Bosco che al college giocherà a football ma che in high school fa la differenza in modo significativo anche su un campo da basket (16.3 punti e 11 rimbalzi di media). Earlington è un giocatore complicato da fronteggiare per il suo mix di peso, forza e velocità. Nella finale della Non-Public North A, Stefanini – mentre si segnalava per lo sforzo profuso nei tagliafuori – aveva optato per il giocare d’anticipo ma senza ottenere i risultati sperati.

 

PROSSIMA TAPPA: COLUMBIA – Stefanini giungerà in NCAA forte d’un biennio di progressi importanti compiuti sotto la guida di coach Billy Armstrong: un giocatore versatile, dotato d’un QI cestistico e un bagaglio tecnico entrambi di tutto rispetto, capace di giocate clutch e caratterialmente maturo grazie a una mentalità da leader che gli permette di restare sul pezzo anche quando la partita deve ancora andare da lui. A Columbia, la competizione interna non mancherà: fra giocatori già in roster e in entrata, il settore esterni dei Lions sarà ben popolato e composto da elementi intriganti e di qualità per la Ivy League. Ad ogni modo, non c’è motivo di pensare che non possa essere in grado di ritagliarsi un suo spazio sin da subito, vista la presenza di qualità tecniche e umane non scontate.

 

Fonti Video: 11th Street Media – Hudl – News 12 Varsity – NJ Hoop Recruit – Varsity Highlights – WCTV

© photo: Angel Chevrestt | News 12 Varsity

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