FOCUS su Alessandro Pajola
A soli 17 anni, Alessandro Pajola è già ora un importante glue guy per coach Ramagli nonché uno dei giovani più interessanti della Serie A2
«Sono uno che gioca per la squadra, non per se stesso. A fine partita non corro a vedere le mie cifre, e credo non lo farò mai. Do il massimo, soprattutto in difesa, sono convinto di avere più cuore e testa che talento». Così Alessandro Pajola ha definito se stesso in un’intervista di qualche tempo fa. Una descrizione accurata, che denota la grande coscienza di sé e l’umiltà di cui dispone il giovane anconetano. Appena 17 anni compiuti lo scorso novembre, Pajola ha dato dimostrazione del suo valore anche in ambito senior sin dall’arrivo di coach Alessandro Ramagli, il quale non ha mancato di concedergli spazio: 8 partite (su 16 giocate in totale) terminate con minutaggio in doppia cifra e con le ultime due chiuse rispettivamente con 22 e 21 minuti sul parquet.
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GP,MIN,PTS,2P,3P,FT,REB,AST,STL,TO
16,10.1,2.9,53.3%,50.0%,58.3%,1.3,0.6,0.5,0.1
-,162,47,8/15,8/16,7/12,21,9,8,2
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ATTACCO
In uscita dalla panchina e schierato al fianco di Marco Spissu o di Lorenzo Penna, l’impiego di Pajola varia in base alle situazioni, fra i ruoli di play e di guardia, ma lo vediamo agire soprattutto da ball handler secondario. Nella metà campo offensiva, davanti alla difesa schierata, lo si vede prendere posizione inizialmente in uno dei due angoli del campo.
Playmaker di formazione, ha buon trattamento del pallone e partecipa alla ben oliata manovra offensiva della Virtus con un fare estremamente misurato, senza forzature e non fermando quasi mai la circolazione, anche nelle situazioni meno confortevoli.
Altruismo, visione di gioco, tempismo e mani discrete: sa trovare assist in modi diversi, per esempio ribaltando sul lato debole, sfruttando il pick and roll – per un penetra e scarica o per servire il taglio del bloccante – o nel gioco alto-basso.
Naturalmente, in quanto a letture, si può sempre migliorare: qui per esempio vede in ritardo il corridoio lasciato libero dalla difesa avversaria che ha dunque il tempo di spezzare immediatamente il suo tentativo di penetrazione.
Prima del suo arrivo in Virtus nell’estate 2015, il tiro era praticamente tutto da costruire. I suoi miglioramenti, in questo senso, sono stati rapidi e non accennano ad arrestarsi. La sua meccanica sta diventando via via sempre più fluida e premiata dalle buone percentuali dal campo registrate fin qui in questa stagione.
Dalla linea dei tre punti, lo si vede colpire principalmente in catch and shoot, ovvero nella situazione in cui sembra più a suo agio.
Nella creazione dal palleggio si sono notati, nel corso della stagione, diversi progressi: molto interessante, infatti, è la recente aggiunta al suo repertorio offensivo di un arresto e tiro che ultimamente ha dato buoni frutti.
Che si tratti di un arresto e tiro o di dirigersi verso il ferro, agisce quasi sempre dalle vie laterali e attacca l’uomo soprattutto quando può prenderlo in controtempo, con una partenza in palleggio che avviene perlopiù con la mano sinistra.
La penetrazione contro la difesa schierata è da migliorare sotto diversi aspetti.
Ha l’abitudine di seguire i tiri da tre dei compagni lanciandosi nella lotta a rimbalzo (10 delle 21 carambole catturate fin qui quest’anno sono arrivate nella metà campo offensiva) dove mostra buoni istinti che gli permettono – non di rado – di sorprendere la difesa avversaria.
DIFESA
«Io sono sempre pronto quando il coach mi chiama, entro e cerco sempre di dare il massimo a livello di energia. Se poi riesco a fare anche qualche canestro, qualche giocata offensiva, ben vengano. L’importante è esserci quando Ramagli ritiene ci sia bisogno di me. Questa volta, per esempio, il compito era ben preciso: mettermi sulle tracce di Bader, pensare a lui più che al resto del gioco e cercare di limitarlo il più possibile. È quello che ho cercato di fare». Queste le parole di Pajola al termine della vittoriosa trasferta marchigiana (87-83 su Recanati) di inizio dicembre in cui il suo contributo difensivo sull’esterno americano fu assai prezioso nell’economia della partita. Rimasto sempre in campo, Travis Bader segnò 16 punti con 6/11 dal campo nei 30 minuti in cui Pajola era in panchina e soltanto 3 (1/4 al tiro) nei 10 minuti in cui il giovane anconetano gli era stato messo alle calcagna.
La difesa, appunto, è la specialità della casa presso Pajo: parafrasando quanto riferito dai suoi compagni di squadra Ndoja e Rosselli, è uno che ti si attacca alle caviglie e di cui non è facile liberarsi.
Lontano dal pallone, solitamente non perde di vista l’azione mentre tiene il suo uomo, pronto a intervenire sulle linee di passaggio.
Infaticabile e concentratissimo, nella difesa in uno-contro-uno può accoppiarsi con avversari di tipo diverso sfruttando la buona altezza (194 cm) e gambe sufficientemente rapide.
Sul pick and roll, preferisce passare dietro al blocco: anche quando è fermato dal bloccante, riesce spesso a rimanere attivo e a seguire l’azione.
Anche sotto canestro sa opporsi con efficacia ad avversari di ruolo e taglia differente. I clienti, però, non sono tutti uguali: nella partita con Mantova, la pressione e lo sforzo profusi sono stati come sempre encomiabili ma Alessandro Amici è stato sufficientemente abile ed esperto da far valere il “mestiere” in diverse occasioni.
Qua e là, si possono verificare delle sbavature ma non sembrano esserci errori difensivi particolarmente reiterati tranne, forse, alcuni rischiosi tentativi di anticipo quando difende in post basso che non mancano di essere puniti dagli arbitri.
© photo: Roberto Serra / Virtus Pallacanestro