Anteprima NCAA 2016/17 – Prima Parte
La preview di Italhoop sugli italiani nella NCAA 2016/17. Prima parte dedicata ai sophomore Akele, Mussini, Oliva e al senior Zilli.
L’articolo è organizzato partendo dalle conference d’appartenenza (ordine alfabetico). Dopo una breve introduzione sulle avversarie, troverete un focus sulle squadre dei nostri connazionali e il ruolo di questi al loro interno. A completamento della scheda, la posizione di ogni college nei ranking di Ken Pomeroy, CBS Sports e Sports Illustrated sulle 351 squadre della Division I (fra parentesi, la relativa posizione nella conference di appartenenza).
ATLANTIC 10 – Dopo le sei conference principali (ACC, Big East, Big Ten, Big 12, Pac-12 e SEC), l’A-10 figura stabilmente fra le migliori nell’insieme delle altre 26 che compongono la Division I. Rhode Island, Dayton e VCU sono le tre più accreditate per recitare un ruolo da protagoniste. Dietro di loro, tante potenziali outsider: Davidson, St. Bonaventure, La Salle, Richmond e George Washington.
Rhode Island
Le aspettative sono altissime attorno URI: col ritorno della stella E.C. Matthews (fermo per tutto il 2015/16 per via di un crociato rotto), l’arrivo da Indiana di un prezioso sesto uomo come Stanford Robinson e quello di alcuni freshmen interessanti, i Rams hanno tutto per essere una squadra profonda ed esperta. Bersagliata dagli infortuni durante tutta la stagione passata, Rhode Island ha comunque mostrato un’ottima tenuta difensiva (la migliore dell’A-10 per punti concessi) e non ha mai gettato la spugna dinanzi alle difficoltà (11 delle 15 sconfitte subite sono giunte con un margine pari o inferiore ai 6 punti di scarto). Sembrerebbe che gli astri si siano allineati affinché i Rams possano finalmente vivere un’annata importante e magari tornare a disputare il Torneo NCAA, al quale non partecipano dal 1999.
Dati i problemi di infortuni cui abbiamo accennato, il minutaggio di Nicola Akele nella stagione scorsa (13.6 di media) è andato oltre le aspettative iniziali. Nella squadra attuale, però, i suoi spazi rischiano di essere assai ridotti. Vista la notevole lunghezza del roster, il best case scenario per l’ex Reyer sarebbe quello di riuscire a mantenere, grossomodo, il minutaggio medio del suo anno da freshman: minuti che però stavolta sarebbero impiegati in un contesto di gran lunga più competitivo.
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KenPom,CBS,SI
43 (3),18 (1),32 (2)
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Saint Joseph’s
Stagione di ricostruzione per i campioni in carica dell’Atlantic 10, vista l’uscita dei due pilastri della squadra, DeAndre Bembry (scelto al draft dagli Atlanta Hawks) e Isaiah Miles (nella Pro A francese). Non ci sarà nemmeno Aaron Brown, atleta dal carattere un po’ bizzoso ma estremamente positivo nell’ultima parte di stagione. James Demery è destinato a prendere le redini della squadra (perlomeno dal punto di vista realizzativo) mentre i due play Shavar Newkirk e Lamarr Kimble dovrebbero finire per giocare in coppia, cosa raramente accaduta l’anno passato. Tutto da scoprire il tipo di utilizzo che verrà fatto del talentuoso freshman Charlie Brown, swingman che potrebbe addirittura essere impiegato da 4 in un assetto extra-small.
Gli Hawks sembrerebbero destinati a navigare nella metà bassa della classifica dell’A-10. In un reparto lunghi che di lungo (per stazza fisica e profondità) ha ben poco, l’assenza di Pierfrancesco Oliva, starter nel suo anno da matricola, si farà sentire. Phil Martelli, però, è un coach capace di sorprendere: St. Joe’s sarà più debole dello scorso anno ma non sarà di certo una squadra semplice da affrontare in questa conference.
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KenPom,CBS,SI
90 (8),119 (8),126 (8)
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BIG EAST – I campioni NCAA in carica di Villanova saranno la squadra da battere nonostante la perdita dei due leader della scorsa stagione (Arcidiacono e Ochefu) e l’ineleggibilità del promettente freshman Omari Spellman. Prime inseguitrici Xavier e Creighton, ma in questa conference le potenziali dark horse non mancano.
St. John’s
È opinione quasi unanime che, in questa conference a 10 squadre, DePaul sia l’unica squadra più debole di St. John’s. Dopo il disastroso 1-17 registrato in Big East nella passata stagione, scommettere sui Red Storm appare cosa poco consigliabile. In realtà, i motivi d’interesse su questa squadra non mancano. Si tratta di un roster molto giovane e inesperto (composto quasi esclusivamente da giocatori al primo o a al secondo anno) ma che godrà di una decisa iniezione di talento. Le abilità offensive degli esterni LoVett e Ponds, la versatilità delle ali Ahmed e Freudenberg e la presenza di Owens per ridare fiato al frontcourt titolare formato da Yakwe e Sima: tutti ingredienti buoni per innescare, finalmente, il processo di crescita tanto agognato da coach Mullin.
In tutto questo, vedremo un Federico Mussini molto diverso rispetto a quello dell’anno scorso. Meno minuti in campo e probabilmente partendo dalla panchina, pronto ad essere il primo a dare il cambio a LoVett o a Ponds, oppure ancora a giocare al loro fianco, come avvenuto nell’amichevole con Baruch della scorsa settimana. A mutare, sarà innanzitutto la qualità dei minuti in campo: se prima era il ball handler principale (quasi unico), ora il Musso avrà più libertà in attacco, potendo giocare anche da shooting guard. Innescato a dovere sugli scarichi, le sue percentuali al tiro da tre punti dovrebbero ritornare su livelli più “fedeli” al suo talento.
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KenPom,CBS,SI
108 (9),122 (9),103 (9)
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BIG SOUTH – La favorita è Winthrop, squadra che non vince il torneo di conference dal 2010 e che è sempre uscita sconfitta in finale nelle ultime tre edizioni. Fra le altre nove squadre, Liberty dovrebbe essere quella più attrezzata a contrastare la truppa di coach Kelsey mentre UNC Asheville proverà a fare da terzo incomodo.
UNC Asheville
I Bulldogs sono i campioni in carica della Big South e, sulla carta, avrebbero potuto ripresentarsi quest’anno da gran favoriti per il back-to-back. Coach Nick McDevitt, però, ha dovuto fare i conti con i trasferimenti di due giocatori-chiave, Dylan Smith (Arizona) e Dwayne Sutton (Louisville). Di buono c’è l’arrivo del freshman MaCio Teague, guardia di Cincinnati che gode di ottime credenziali e che potrebbe essere il ROY della conference.
L’assetto dovrebbe restare simile a quello adottato lo scorso anno, con giocatori rapidi, capaci di colpire in contropiede e mettere pressione sul pallone in difesa. Una tattica che non ha giovato al minutaggio del nostro Giacomo Zilli, lungo troppo poco mobile per adattarsi pienamente a questo stile di gioco. Rispetto al suo anno da sophomore, il friulano ha visto crollare il proprio impiego, passando da 24 partite a 14.2 minuti di media ad appena 13 con 4.9 minuti d’utilizzo. Zilli non era presente durante l’amichevole stravinta per 101-59 con Montreat (Division II della NAIA) e quindi, al momento, è impossibile cogliere indicazioni davvero affidabili sul peso che potrà avere in questo suo ultimo anno di college (lo starting five era composto da quattro esterni; undici i giocatori con minutaggio in doppia cifra e nessuno oltre i 23 minuti d’impiego).
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KenPom,CBS,SI
205 (2),195 (3),193 (2)
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